Divenire Vire. La forza radicata e nomadica del Legno.
Chi sono le vire? Il termine latino si riferisce a delle driadi (Querquetulanae Virae), ninfe che abitavano in un querceto, ma indicherebbe anche il modo in cui, in una non meglio specificata antichità, venivano definite le donne. Termine poi caduto nell’oblio, e con esso la possibilità di pensare un altro genere di forza. Vira, la verdeggiante, traccia una linea di continuità tra il mondo vegetale e quello antropico, rimanda a una forza arborea, virescente, di autoaccrescimento e autodeterminazione, che non parla di sopraffazione, non necessita di un nemico, di annichilire per affermarsi, ma di buone radici, nutrimento e possibilità di esprimersi per ciò che si può. Nulla di più, ma, soprattutto, nulla di meno.
Invitandoci ad una rilettura profonda di cosa renda un corpo forte, di come la forza combattente e la sua relazione con i generi possa essere interpretata e agita, la figura della vira guiderà le riflessioni e le pratiche dell’edizione 2023 della Summer School “Forza” del Master in Studi e Politiche di Genere, dedicata al Movimento Legno. Seguiremo, come di consueto, un percorso teorico-pratico, che si snoda attraverso riflessioni di tipo filosofico, socio antropologico e politico e pratiche derivate da alcune arti marziali dell’Asia orientale e sudorientale, Feminist Self-Defense.
Nella teoria dei wu xing, il Legno è il giovane yang, l’inizio di una forza espansiva che si associa all’alba, alla luce che inizia a manifestarsi, l’Est, il germoglio che spunta e che, col procedere del movimento, acquista vigore, forza, spingendosi verso la maturazione del Fuoco. Quello del Legno è un movimento di crescita: il carattere cinese che lo indica, 木 mù descrive un albero che si radica nel terreno, si accresce nel tronco e acquisisce mobilità nei rami, flessuosi al vento. Se in “occidente” si vede nell’albero un simbolo di stanzialità, il Legno e la sua energia nei wu xing sono associati ai movimenti, alla dinamicità, alla mutevolezza e alla nomadicità del vento che ne agita le fronde. Vento e Legno sono espressione di una medesima forma di energia, di forza che procede e cresce in moti spiraliformi.
Il Legno è flessibile, elastico, si espande a sinistra e destra, in basso e in alto, in una potenza generativa che dà vita a piante, boschi, foreste e con esse a tutti gli esseri viventi. Esprime una forza che agisce a tutto tondo e che è danneggiata da ciò che la comprime, che ne limita i movimenti, che blocca in rigidità: queste condizioni di disequilibrio si manifestano in collera, rancore, frustrazione. Se, invece, la forza virescente è coltivata e nutrita, si esprime come coraggio, capacità di scelta e di azione trasformativa. Diviene, al contempo, radici di una diversa centratura di sé e vento che muove i rami e che porta lontano semi e pollini.
Sciogliere i legami, corporei, mentali ed emozionali che costringono nella staticità significa tirarsi fuori dalle categorie psico-fisiche che abituano a pensarla come unico modo del vivere, includendo in essa anche le identità separanti. Significa ritrovare un accesso e una fiducia nel proprio inaddomesticato, ciò che resiste, ma non in mera modalità oppositiva, al disciplinamento che si attua sulla corpo-realtà delle donne, uscire, cioè dai criteri della stanzialità per agire, come le Amazzoni, nella radicatezza di un assetto nomadico.
Foto © Elena Ticozzi Valerio
“[…]ma gli antichi chiamavano le femmine vire” (Sesto Pompeo Festo)
“[…]ma gli antichi chiamavano le femmine vire” (Sesto Pompeo Festo)